mercoledì 7 gennaio 2009

Ipotesi di svolta

Aprire un varco -
qui non ho più
alcuna rimembranza da riporre
sugli scaffali della notte.

Attesa o stella?
Il linguaggio dei miti
s'ingrippa -
era piacevole
il delirio cameratesco
quasi quanto
il canto di un gallo cieco
nell'orto di Gerusalemme.

Aprire un varco -
ripeto: verrà mattino
fra mille coriandoli
ma se altri ciabattini
chini sul desco
non fissano le suole
con chiodi di rame
è rischioso
indossare sandali alati.

Qu'il vienne... (arietta di cadomblé)

Uno strappo -
via le sette spade
guardo in alto

dall'aria ferma
traggo lo scintillìo
per plasmarti

e d'incanto
dal petto mio al tuo
getto rubini.

* * *

A cuore netto
arpa liuto flauto
in crescendo -

quando i dervisci
intrecciano il passo
dell'oltretempo

dalla danza curva
scaturiscono mondi.

Trasformazione in atto...

Trasformazione in atto:
di bronzo si forgiano i polmoni,
di vetro soffiato le arterie,
di rame rosato il cuore.

Altrove, fra ragnatele e fuliggine,
dondola al chiodo il dismesso
manichino corporeo - l'ex-voto
trafitto da sette minuziose spade.

Trenodia degli uccelli

In nitidissime volute, in vuote ellissi
sopra ossari di divelte intenzioni
trasvolavano i regni inadempiuti
gli aironi delle terre desolate

e dall'alto cielo abbandonato sulle lande
disperse calarono infine nel tramonto;
più smunto delle rose nel cruento alone
dei lenti roghi dietro l'orizzonte

all'astro già consunto, alle nuove eclissi
nel firmamento della muta negazione
innalzava il cantico mai compiuto
l'usignolo dei roveti incendiati.

Il mutamento

Alle spalle, nell'ombra
la scabra crisalide, le squame
dismesse;
davanti, di taglio
riverbera la vuotezza - il salto
abbacinante.

L'avvistamento

Erano in due, nell'ombreggiare
di altre ali... Poi il grido
e un brillìo: qualcosa
cadeva dall'alto, ma nessuno
in quell'attimo sapeva dire
se era pece o piuma.

La bocca d'ombra

Credeva di parlare la lingua degli angeli
e fiabescamente fra le labbra semiaperte
sgorgava il fiume carsico, a cataratte
e zampilli...
Ben piu in là, sul fondovalle,
come alghe nella spuma sfatta delle gore
scoprirono rospi vivi, piume e rubini.

Reminiscenza

Così, si cade nel tempo -
dimentichi dello splendore
cala il manto, ci avvolge
l'opacità... Intabarrati
e confusi, velati: ignoti
a noi stessi.

Congiungimento

L'angelo si avvera nel silenzio
non scalfito da parole: schivo
si avvicina al dormiente, lo scuote
nel profondo. - Ero io, gli dice,
che già conoscesti sotto il giogo
dei millenni: ero già io accanto a te,
io a te ignoto, nel suono senza nome.